Oman on the road: emozioni nella terra del Sultano

Tra tutti i viaggi di cui mi troverò a scrivere l’on-the-road in Oman è di certo quello più emozionante da trasformare in parole. Il motivo è semplice: è davvero il viaggio che mi ha cambiato la vita.

Non quel cambio di vita retorico che spesso si utilizza parlando di viaggi e avventure, ma un cambio di vita reale. È stato infatti il viaggio in cui ho conosciuto Alessandro, ora mio marito. Una conoscenza che ha dato l’innesco per una serie incredibile di eventi, fortuiti e non, che oggi ci hanno portato fino a qui.

Questo racconto risale dunque ad un viaggio fatto tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020, mentre scrivo, però, mi sto premurando di informarmi di eventuali cambiamenti o inaccessibilità subentrate nel frattempo. 

Viaggio di gruppo in Oman

La premessa doverosa da fare è che questo itinerario che sto per raccontarvi nasce da un’esperienza di viaggio di gruppo con Vagabondo, ovvero il tour operator con cui da anni mi piace, anzi, ci piace, partire all’avventura condividendo l’esperienza con altri appassionati viaggiatori come noi. Perché all’epoca scelsi di partire con Vagabondo? Perché ero mossa dal fascino per questa terra di fatto meravigliosa, ma non avevo il coraggio di partire da sola e nessuno della mia cerchia di amicizie che volesse affrontare l’esperienza. Un viaggio in Oman, di per sé, non presenta nulla di eccessivamente complicato o rischioso, anzi, il Sultanato è perfettamente organizzato sotto vari punti di vista e il popolo estremamente ospitale. Ma volete mettere la possibiità di condividere con qualcuno tante ore di cantate in auto, le emozioni della notte nel deserto, i panorami mozzafiato e un mare cristallino?

Itinerario on the road in Oman

Per i viaggi on the road, specie se di gruppo, dovete mettere in conto che i ritmi siano abbastanza sostenuti. Fondamentale, prima di partire, individuare chi si occuperà della guida e si sente tranquillo a farlo su qualsiasi tipologia di strada e terreno.

La nostra avventura è partita dalla capitale, Muscat, con un atterraggio in notturna dopo lo scalo ad Istanbul. Poche ore di riposo, giusto per rinfrescarsi e cambiare gli abiti invernali italiani con quelli estivi, ed eccoci in visita della città di Muscat. Una città dalla doppia faccia che presenta un netto contrasto tra la modernità e il lusso tipici di alcune zone del Medio Oriente e un fascino, invece, molto più storico e legato alla tradizione. Iniziamo il nostro giro da Al Alam Palace, ovvero il palazzo cerimoniale del sultano Qaboos. Gli interni non sono visitabili, ma anche il giardino esterno val bene una visita. Si prosegue con una passeggiata lungo tutta la Corniche, ovvero il lungomare, permetterà fin da subito di immergersi negli odori del luogo, il salmastro del mare che si fonde con le spezie e l’incenso. Tappa obbligatoria, il Suq di Muthra, la città vecchia. Letteralmente un dedalo di bancarelle, negozietti, urla, ancora profumi e colori sgargianti. Se non siete mai stati in un Suq, i tipici mercati orientali, questo sarà un’ottima prima volta. Divertitevi a contrattare e portare a casa ricordi unici della vostra vacanza (ancora oggi sogno di tornarci per poter riacquistare una fragranza fantastica che non ho mai più ritrovato da nessuna parte, nemmeno simile). La prima giornata, con tante ore di stanchezza accumulata dal viaggio, si conclude così, con una cena tipica e un brindisi rigorosamente analcolico (ricordate che parliamo di un paese islamico in cui la somministrazione di alcolici in bar e locali, se non rarissime eccezioni legate ad Hotel di catene occidentali, è vietata).

Prima di andare a dormire una tappa decisa per caso che mi è rimasta nel cuore: un giro notturno alla celeberrima moschea Sultan Qaboos. I giochi di luce delle decorazioni con l’illuminazione notturna sono emozionanti e mi hanno permesso di realizzare alcuni degli scatti più belli dell’intero viaggio (ovviamente non si può entrare all’interno della moschea di notte, ma alcune parti rimangono accessibili e dunque il consiglio è di approfittarne.

L’indomani mattina è invece il momento giusto per la visita vera e propria alla moschea Sultan Qaboos. Per entrare ricordate che è necessario coprire gambe e braccia e, per le donne, anche il capo. In alcune aree della moschea sarà inoltre necessario togliersi le scarpe. Ciò che vedrete all’interno difficilmente lo scorderete perchè questa moschea è davvero incredibile, come incredibile è anche il senso di pace che mi ha trasmesso. Chi non mi conoscesse ancora imparerà a farlo e a capire, che, pur non potendomi definire una persona credente o religiosa, nutro rispetto verso ogni religione altrui e cerco sempre di informarmi rispettosamente in proposito in ogni paese che visito.

Dopo alcune ore trascorse nella moschea è il momento di montare sulle Toyota e iniziare l’on the road vero e proprio che vede come prima tappa Nizwa, prima di arrivarci, però, facciamo una deviazione a Jabrin per visitarne il castello e a Bahla per visitare il forte e le sue botteghe di ceramica. Fa davvero caldo e noi, che proveniamo dal dicembre italiano, non eravamo pronti, che meraviglia, però, penso camminando sotto il sole, indossare i sandali a dicembre. Ricordo come se fosse ieri che per la prima volta ho pensato: “Da ora in poi voglio trascorrere tutti i Capodanni così” – non sapevo che sarebbe arrivata la pandemia di lì a poco e che il destino di molti viaggiatori sarebbe cambiato irrimediabilmente.

Tempo di un po’ di riposo e ricarica in vista del trekking del giorno seguente.

Si tratta di una passeggiata adatta anche a persone prive di allenamento, magari sconsigliata a chi ha problemi di vertigini perché alcune parti sono decisamente “a strapiombo” e si tratta della passeggiata sul Jabel Shams, la montagna più alta dell’Oman (3.009m). Il panorama è pazzesco e i giochi di luce prodotti dal sole sulle rocce fanno quasi pensare alle montagne arcobaleno. Preparatevi a non incontrare anima viva, se non eventuali sporadici altri turisti, per ore: gli unici incontri possibili sono caprette libere, pastori (di conseguenza) e qualche ragazza omanita con i propri bimbi, intenta alla vendita di tessuti tipici e bracciali. Che ovviamente, come ho fatto io, acquisterete in grosse quantità perché, cercando di comunicare in inglese, scoprirete che vivono davvero in capanne di montagna, senza nessun servizio di base e che i più piccoli, se vogliono andare a scuola, devono fare ore di cammino o a dorso di mulo perché nessun servizio pubblico o bus arriva fino a quassù.

Si riparte per fare tappa in due villaggi molto diversi tra loro. Per prima Al Hamara, di cui visiteremo la parte della città vecchia che ad oggi è…abbandonata. Completamente. Si cammina tra ruderi in cerca di scatti originali di ciò che è stato. Potrete chiedere all’infinito ma nessuno vi saprà dire con esattezza il perché di questo abbandono, o, meglio, ve lo dirà, ma potreste ascoltare molte teorie contrastanti. Seconda tappa Misfat Al Abriyeen, scenario completamente diverso, per un villaggio immerso nel verde lussureggiante delle palme da dattero. Qui si respira pace e gli abitanti vi accoglieranno con grandi sorrisi, la sensazione è che da queste parti i turisti, specie quelli occidentali, siano dei veri e propri alieni. 

Nel caso del nostro viaggio quel giorno era il 31 dicembre e quindi di corsa in appartamento per prepararci alla serata che abbiamo trascorso nel ristorante di un Hotel nei pressi di Nizwa così da poter prendere parte ad un po’ di festeggiamenti “occidentali”.

Il giorno dopo è giorno di risveglio e partenza per il deserto, con sosta al Mercato delle Donne di Ibra, che si tiene tradizionalmente ogni mercoledì. La particolarità di questo mercato è che l’accesso è vietato l’accesso agli uomini e solo da pochissimo tempo è stato aperto l’accesso ai turisti. Qui si riuniscono le donne, provenienti da vari punti del paese distanti anche 15-20 km per proporre le loro mercanzie, prevalentemente prodotti tessili tipici e tappeti. Uno spaccato davvero interessante di vita femminile del paese, molto diverso dal Suk. 

La giornata è sempre splendida e l’eccitazione per l’imminente avventura nel deserto sale, tappa obbligatoria per “far sgonfiare le gomme”, sì, avete capito bene, indispensabile prima di entrare con le Toyota nelle sabbie desertiche è far togliere un po’ di pressione alle gomme in modo da controllare meglio la vettura. Il paesaggio è incredibile, impossibile resistere alla tentazione di aprire i finestrini e fare foto e video su e giù dalle dune. Questa notte dormiremo in un campo tendato sotto le stelle del Wahiba Sands.

Ci fermiamo ad ammirare il tramonto, che ad oggi rimane uno dei più belli che io abbia mai visto, e non senza qualche piccolo, ma divertente, intoppo (auto bloccate nella sabbia e grande lena collettiva nel cercare di liberarle), si fa sera. La notte nel deserto è stata indimenticabile, ti senti e sei, completamente scollegato dal mondo. Fa freddo e cerchi rifugio intorno al fuoco o negli abbracci di compagni di viaggio che fino a pochi giorni prima erano sconosciuti. Sopra di te il cielo stellato più immenso che tu abbia mai visto.

Pochissime ore di sonno, sveglia alle 5 per un’altra corsa sulle dune per vedere l’alba e poi partenza per rimetterci in strada, è un giorno di viaggio per spostarci verso la costa, e mentre ci spostiamo ci fermiamo a visitare il primo Wadi del nostro viaggio: Wadi Bani Khalid. I Wadi sono degli ecosistemi veri e propri, scavati nella roccia dell’erosione dei fiumi, sono luoghi sacri per molti omaniti e sono assolutamente caratteristici dell’Oman. Le acque turchesi spettacolari e la vegetazione circostante li rendono luoghi magici in cui immergersi per qualche ora e sì, fare anche il bagno (per le donne cercando di essere il più coperte possibile, io mi sono attrezzata con pantaloncini e maglia da bagno acquistati su Amazon). Zona pic nic disponibile per pranzo al sacco che infatti facciamo proprio qui per poi ripartire con calma nel pomeriggio. Pernottamento di “passaggio” a Ras Al Hadd, la mattina dopo si riparte per Wadi e spiagge: la giornata è serrata con la visita al Wadi Shab di prima mattina e il proseguimento per le spiagge Withe Beach e Tiwi Beach poi. Immancabile tappa al famosissimo e fotografatissimo sinkhole di Bimmah, all’interno del Hawiyat Najm Park, ovvero una sorta di cratere calcareo all’interno del quale l’acqua è incredibilmente cristallina. Anche qui un tuffo è d’obbligo, per i più temerari, mentre gli altri possono ammirarlo dall’altro e ascoltare storie sulla sua genesi, l’ipotesi più accreditata è che si sia formato in tempi antichissimi in seguito alla caduta di un meteorite. 

Verso sera si rientra a Muscat, a circa un’ora di macchina, è il momento di fare uno stop e concedersi una serata di “movida”, il giorno successivo sarà l’ultimo e, anche se da programma avrebbe dovuto essere libero, scegliamo di rimanere tutti uniti e compatti e di concederci una magnifica gita con barca privata a Al-Dimaniyat Island. Riserva naturale, conosciuta anche come le “Maldive del’Oman”, e il perché è presto comprensibile visti i colori cristallini delle acque e la possibilità, facendo snorkeling di avvistare numerosi pesci e tartarughe marine.

Una giornata incredibile di bellezza per gli occhi e il cuore, il modo giusto per salutare questo incredibile paese dagli scenari così variabili e inaspettati. Un’ultima cena speciale prima di andare in aeroporto, con i nostri zaini carichi di ricordi e, nel mio caso, la strana consapevolezza che la mia vita sarebbe di lì a poco cambiata per sempre, anche se ancora non sapevo davvero perché.

Spoiler: 4 anni dopo mi sono sposata con un mio compagno di viaggio. Magari di questo e del nostro matrimonio a tema viaggio (nemmeno a dirlo!), vi racconterò meglio in un altro post!